Fiore selvaggio - Anna Fougez

Si è svolto il 19 dicembre 2016, al Cinema Teatro Orfeo di Taranto, un omaggio all’attrice Anna Fougez, poliedrica artista di origine tarantina che furoreggiò sui palcoscenici fra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Momento centrale della manifestazione – voluta dall’Associazione La Bottega delle Idee di Taranto e realizzata in collaborazione con CSC-Cineteca Nazionale e Apulia Film Commission – è stata la proiezione del film Fiore selvaggio, diretto da Gustavo Serena e interpretato dalla Fougez. Fiore selvaggio è il solo film conservato dei sette che l’attrice girò tra il 1917 e il 1922. L’unica copia al mondo è conservata presso la Cineteca Nazionale, che ha colto l’opportunità di questa celebrazione per procedere ad un complesso restauro, di cui è stata presentata una prima fase. Il film è stato accompagnato dal vivo al pianoforte dal Maestro Antonio Coppola.
Fiore selvaggio
Regia (direzione artistica): Gustavo Serena;  soggetto: Anna Lagez (pseudonimo di Anna Fougez); sceneggiatura: Gustavo Serena;fotografia (direzione tecnica): Arturo Busnengo; scenografia: Enéa Vannutelli; interpreti e personaggi:  Anna Fougez (Anna), Gustavo Serena (Ugo Pottman), Clarette Sabbatelli; produzione:  Libertas Film, Roma; distribuzione: U.C.I. (Unione Cinematografica Italiana); visto di censura: n.1817 del 1 marzo 1921; lunghezza originale:  m 1692; prima visione romana: 14 settembre 1921.
Trama
Il musicista Ugo Pottman si ritira nel paese natio in cerca di quiete e della giusta ispirazione per comporre la sua prossima opera. La famiglia e gli amici lo festeggiano, mentre da lontano lo ammira Anna, una pastorella dall’aspetto e dai modi selvaggi. La ragazza prova ad avvicinarlo arrampicandosi alla sua finestra, ma cade e si ferisce. Ugo la soccorre, la porta a casa e la cura. Cerca di educarla, le insegna a leggere e a scrivere, fino a innamorarsene. Anna diventa per lui compagna e musa ispiratrice. Grazie a lei Ugo scrive l’opera “La fanciulla selvaggia”, che vince un importante premio e lo proietta verso il successo. La coppia lascia il paese e va a vivere in una villetta, ma l’idillio è minato dalle interferenze dei genitori di Ugo e dal corteggiamento serrato che un tale barone Wrangel riserva ad Anna, nel frattempo trasformatasi in donna affascinante e raffinata. Sopraffatta dalle tensioni, Anna finisce per cedere alle lusinghe della vita mondana: lascia Ugo e se va a vivere con Wrangel, poi rivelatosi un finto barone. Anna decide di spiarne i movimenti: durante un drammatico pedinamento notturno scopre dei loschi traffici, ma subito dopo si ammala di febbre cerebrale. Superata apparentemente la malattia, Anna ammonisce Wrangel aspramente, ma, per tutta risposta, viene messa alla porta. Nel frattempo Ugo è impazzito per il dolore ed è tornato nel paese natio, dove è assistito dai genitori. Coinvolta suo malgrado in torbide vicende, Anna finisce in prigione, ma ben presto è assolta e liberata. È sola,  malata, e si convince che solo il perdono di Ugo possa farla guarire; cerca disperatamente di raggiungerlo trascinandosi a fatica per la campagna. Sul sagrato di una chiesa, non lontano dalla casa di Ugo, avviene il drammatico incontro: Anna cade a terra e muore, finalmente perdonata.
Una recensione d’epoca
«Anna Fougez […] ha conquistato la padronanza della mimica. Nella parte di grande etèra non ha potuto naturalmente far molto, ma quando le si è prestato il destro di mostrarci una figura di fanciulla selvaggia […], abbiamo visto rivivere sullo schermo la maliziosa e disinvolta personalità dell’attrice».
Edgardo Rebizzi,  «L’ambrosiano», Milano, 25 aprile 1923
Il restauro
Il restauro è stato intrapreso nel 2016 a cura del CSC-Cineteca Nazionale, con il contributo di Apulia Film Commission e in convenzione con l’Associazione La Bottega delle Idee di Taranto, a partire dall’unica copia ad oggi conservata. Il positivo è su supporto nitrato (infiammabile) e ha le didascalie italiane, ma è incompleto e lacunoso per circa un terzo e caratterizzato da colorazioni ottenute per imbibizione (bagno di colore), e in alcuni casi  per viraggio.. La copia è stata riparata manualmente e digitalizzata a risoluzione 2K, con interventi di stabilizzazione dell’immagine, in gran parte compromessa dai danni fisici della copia di partenza. Sono stati predisposti e inseriti nuovi cartelli per il titolo, i credits e testi riassuntivi, a integrazione delle lacune principali. Nelle fasi successive del progetto è in programma la trascrizione su duplicato negativo in pellicola 35mm poliestere e la stampa di due copie positive 35mm colore. Le lavorazioni di restauro sono a cura dal laboratorio Fotocinema di Roma con la collaborazione del laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna per le lavorazioni speciali.

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